I “sottani” di Altamura tornano in vita
Grazie ad attività di work-shop e laboratori dal basso, i beni comuni ormai fatiscenti vengono rimessi in sesto all’interno di una rete per la comunità
Articolo di SAVERIO MASSARO (presidente Esperimenti Architettonici) per il quotidiano italiano La Stampa. Pubblicato il 12/12/2016
Il difficile momento di transizione che la nostra società sta attraversando non ci deve lasciare passivi e sottomessi dinanzi ad una crisi che possiamo fronteggiare sì, se siamo in grado di modificare il nostro sguardo sulla città e rivedere i modelli economici cui siamo stati abituati.
Per questo con Esperimenti Architettonici abbiamo lanciato una sfida pubblica, occupandoci di una grande risorsa inespressa e dimenticata: i sottani inutilizzati del centro storico di Altamura, una rete di potenziali beni comuni che appartiene ad usi del passato ma che si presta benissimo ad accogliere nuove forme di imprenditorialità e nuove modalità di fruizione che guardino al futuro. Questi spazi si affacciano sulle peculiari corti urbane dette “claustri”, simboli di aggregazione sociale e culturale, dove gli artigiani prolungano le loro attività e dove si intessono rapporti di vicinato. Ci siamo posti due semplici domande: qual è il costo sociale ed economico della mancata valorizzazione delle energie, delle competenze e delle idee innovative presenti sul territorio? Quanto costa ad una comunità l’abbandono o il sotto-utilizzo di molti spazi nel cuore della città? SottaninRete nasce come risposta a queste criticità. L’idea emerge nel 2013 grazie
all’opportunità offerta dal programma Laboratori dal Basso, un’azione della Regione Puglia a sostegno delle proposte di formazione e sviluppo di giovani esperienze imprenditoriali innovative: la Regione copriva le spese di docenza degli esperti invitati e assicurava le riprese in streaming delle lezioni ad ingresso gratuito, mentre ai proponenti spettava l’organizzazione delle attività in loco.
La nostra iniziativa s’inseriva nel più grande “Reactivicity: Old spaces/New uses”, la prima edizione di un Laboratorio dal Basso itinerante costituito da seminari, azioni e workshop dislocati in varie città, tutti accomunati dal tema del riuso creativo degli spazi inutilizzati. Il progetto è nato grazie ad una sinergia instauratasi a scala regionale tra un network di associazioni e startups attive sul territorio.
Esperimenti Architettonici organizzò tre giorni di cantiere creativo dentro il vero cantiere del Teatro Mercadante. In quel luogo, oggi riattivato dopo più di vent’anni di oblio e restituito alla comunità per iniziativa di privati, furono formulate alcune proposte da elaborare per la città. Durante il brainstorming, accompagnato dal visual thinking di Fedele Congedo dell’ass. Città Fertile, e le esplorazioni urbane condotte da Carlo Infante dell’ass. Urban Experience, emersero le criticità e le potenzialità connesse all’inutilizzo di questa serie di spazi, sul cui destino abbiamo voluto interrogarci coinvolgendo la cittadinanza.
Nel 2014 l’ARTI – Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione approvò e riconfermò la proposta di portare avanti le attività e così il progetto giunse alla sua seconda edizione intitolata Reactivicity Reloaded, all’interno del quale prese avvio il progetto #SottaninRete.
I sottani sono spesso in condizioni fatiscenti, pertanto siamo partiti dall’idea che la riattivazione temporanea fosse la strada più adeguata per innescare un processo di rigenerazione più ampio. Per questo abbiamo deciso di organizzare nella prima tappa un laboratorio di auto-costruzione per dotarci di un kit di riattivazione polifunzionale e trasportabile. Il laboratorio, condotto da Marco Terranova – Progetto naCa, ha visto la partecipazione di più di 20 ragazzi che in meno di due giorni hanno collaborato per dotarsi, e dotare la comunità, di uno strumento fisico con cui poter passare all’azione sul campo: un kit in legno componibile, denominato KitUp, composto da un tavolo (trasformabile in un carrello o in un espositore), un box per contenere oggetti ed infine una seduta portatile per poter colonizzare lo spazio pubblico.
Dopo esserci dotati degli strumenti, abbiamo organizzato un workshop di co-design insieme a Marco Lampugnani – Interstellar Raccoons e Domenico Di Siena – CivicWise, con i quali sono state delineate le strategie per la costruzione di una community attiva e due partecipanti hanno formulato due proposte per i rispettivi sottani: la prima riguarda l’attivazione di uno spazio di co-living per la promozione della cultura agro-alimentare e agro-ambientale; la seconda si incentra sull’attivazione di un laboratorio/co-working incentrato sulla cultura della terra cruda e sulle sue molteplici applicazioni artigianali e nel settore edile.
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Adottare formule e strumenti per il riuso temporaneo elude criticità derivanti da processi di ristrutturazione più complessi e onerosi, mettendo in circolo energie e risorse nel breve periodo. Il nostro ruolo all’interno del progetto è quello di enzimi urbani, agenti in grado di catalizzare le energie creative latenti sul territorio e attivare dinamiche di coinvolgimento e collaborazione tese a stabilire nuove connessioni tra luoghi e persone
Un elemento fondamentale per orientare tale processo è fornire strumenti che abilitino le comunità. Uno strumento che abbiamo utilizzato fin da subito è stato quello della mappatura collaborativa con l’utilizzo della piattaforma web www.pophub.it (progetto vincitore del bando Smart Cities and Social Innovation del MIUR). La mappa interattiva registra ad oggi più di cento segnalazioni relative a spazi e/o edifici inutilizzati ad Altamura. Un secondo strumento che stiamo provvedendo a diffondere è il Manifesto di #Sottaninrete, accompagnato da un regolamento, che ci aiuterà in primis a promuovere il valore dell’iniziativa e a poter definire ruoli, doveri e responsabilità dei soggetti attivi nel processo di riattivazione. L’auspicio è che il documento sia approvato ed utilizzato dall’amministrazione comunale. Sarà un modo per sperimentare le capacità adattive di questi spazi e reinventarne l’immaginario, contribuendo ad attivare un nuovo processo metabolico nel cuore della città.
Uno degli aspetti determinanti su cui puntare per il futuro sarà quello di creare le condizioni abilitanti affinché possano nascere nuove progettualità in seno alle comunità di cittadini attivi. La sfida è intercettare una committenza che è sempre più diffusa, creando insieme nuove opportunità latenti nei territori. Attraverso l’adozione di KitUp stiamo iniziando a costruire una community di riattivatori e soggetti attivi, creando le condizioni affinché emerga un valore sociale inespresso e si inneschi un processo virtuoso sia per i privati sia per la pubblica amministrazione. Tutti i partecipanti sono autori del kit, attualmente disponibile sotto licenza Creative Commons; in seguito saranno disponibili gratuitamente anche i disegni del kit affinché sia facilmente riproducibile, per poter innescare una dinamica virale.
Si tratta un processo lento che ci vede portare a galla istanze raccolte nel 2012 con il progetto “Altamura Domani_Indagine per una città migliore”, quando abbiamo distribuito dei questionari cartacei nelle scuole (e uno in versione digitale sul web) per comprendere e intercettare il sentiment del territorio, a partire da giovani e giovanissimi, i cittadini del futuro.
Le richieste di rivalutare antichi mestieri e tradizioni hanno costituito il tema centrale di un secondo progetto, integrato e complementare a #SottaninRete, intitolato StaffettArtigiana. Si tratta di uno dei cinque progetti vincitori del bando pubblico Rigeneraltamura, indetto dal Comune di Altamura con l’intento di selezionare proposte progettuali innovative per la rigenerazione urbana del centro storico attraverso la promozione di pratiche partecipative con la cittadinanza. Oltre all’indagine sugli spazi da riattivare, ci siamo occupati in maniera complementare delle storie, dei saperi, dei mestieri che animavano tali luoghi. Insieme a Urban Experience abbiamo istituito un cantiere di auto-narrazione della comunità artigiana, attuando una staffetta con le generazioni più giovani legate alle tecnologie digitali. I frammenti di storie hanno dato vita al primo archivio digitale ed open-source delle memorie artigiane della città.
I risvolti futuri che possiamo immaginare sono molteplici, qualunque sia la destinazione d’uso dei sottani, è indubbio che essi possano svolgere un ruolo di coesione sociale per i cittadini e possano offrire nuove occasioni per i giovani creativi. La sfida è quella di generare nuove economie relazionali e nuovi valori urbani a partire da un percorso condiviso e partecipato che coniughi il riuso del patrimonio dismesso con l’auto-narrazione di una comunità.
L’ecosistema #SottaninRete è stato presentate in vari contesti ed occasioni, tra cui il New Generations Festival (2014-2016), la Biennale Spazio Pubblico a Roma (2015), l’Expo Gate a Milano durante Nevicata14 Lab (2016) ed è stato inoltre selezionato tra le best practices del Forum Pratiche di Resilienza a Milano (2016).